Favolosi flavonoidi
In ciò che mangiamo, accanto ai nutrienti più abbondanti, come carboidrati, lipidi e proteine, ve ne sono altri, la cui importanza non è proporzionale alla loro, solitamente scarsa, quantità. Quelle conosciute da più tempo sono sicuramente le vitamine, mentre in tempi più recenti si è iniziato a parlare di fitocomposti – per rendere largo il campo di azione – e di polifenoli – per restringerlo, rimanendo comunque confinati nel territorio degli alimenti vegetali.
In realtà, anche dal mondo animale provengono molecole annoverate nel mondo della nutraceutica, i cui effetti biologici non derivano solo dalla copertura di fabbisogni nutrizionali, ma la gran parte di queste molecole è prevalentemente di origine vegetale. Tra queste molecole vi sono i flavonoidi, membri della famiglia allargata dei polifenoli. I flavonoidi rappresentano il gruppo maggiormente presente nella nostra alimentazione e li possiamo trovare nella frutta e nella verdura, ma anche nel cioccolato, nel vino, nel tè e nella soia.
In funzione del consumo di tutti questi alimenti, la stima dell’ingestione di queste molecole può cambiare. Per quanto riguarda frutta e verdura, il consumo è distribuito generalmente in tutta la popolazione su scala globale, mentre può essere considerato meno uniforme per quanto riguarda il consumo di vino, tè e soia. Nella popolazione occidentale, comunque, siamo nell’ordine di 200-250 mg giornalieri.
I flavonoidi nel nostro organismo svolgono un ruolo anti-ossidante, anti-infiammatorio e di modifica dell’espressione genica, sia sotto forma di molecola nativa, che dopo essere stati metabolizzati dalla microflora intestinale o dal fegato.
Gli studi su colture cellulari o su modelli animali attribuiscono a queste sostanze un’azione antitrombotica, di prevenzione del diabete e di diversi tumori, ma anche una funzione neuro protettiva. Per quanto riguarda invece gli studi condotti sull’uomo, è la riduzione del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari ad aver accumulato più evidenze.
I flavonoidi non sono però tutti uguali: quelli forniti da piccoli frutti (ribes e mirtillo in primis), dal vino, dal tè verde o dal cioccolato hanno mostrato azione protettiva sia verso l’ictus che verso l’infarto. Una protezione limitata al solo rischio di infarto, è invece risultata essere fornita dalle brassicacee (cavolo, broccoli), frutti di bosco e dal tè.
Se invece vogliamo identificare le molecole più protettive e non solo gli alimenti, allora ci dobbiamo rivolgere alla quercetina per ridurre il rischio di infarto e al kempferolo, per le malattie cardiovascolari nel loro complesso. Le concentrazioni maggiori di queste due molecole si trovano nel crescione, ma sono ricche di quercetina anche alimenti come: cipolle, broccoli, cavoli, spinaci o bevande come il tè, verde e nero. Queste ultime bevande, sono particolarmente amiche del cuore e dell’apparato vascolare, mentre le molecole presenti negli agrumi e nell’uva hanno mostrato una relazione inversa con il rischio di ictus.
Le evidenze epidemiologiche a favore di queste molecole e degli alimenti che le contengono sono forti. Sbaglierebbe, però, chi pensasse di isolare un singolo composto dalla sua matrice alimentare e di usarlo per una prevenzione primarie delle patologie cardio-vascolari. Queste molecole, infatti, agiscono in maniera sinergica fra loro e l’attività biologica globale è maggiore rispetto alla somma di quelle singole.
Non facciamo quindi mancare dalla nostra dieta gli alimenti prima citati, anche se, nel caso del vino, è necessario esercitare doverosa prudenza, ottenendo il duplice risultato di proteggere il nostro cuore e avere una dieta più varia e saporita!
Redatto da: Filippo Rossi
Ricercatore Scienze Dietetiche Applicate
Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali
Università Cattolica del Sacro Cuore