L’Italia è una repubblica fondata sul calcio. E le nostre ossa?
Una popolazione in via di invecchiamento come quella italiana, deve fare i conti con l’osteoporosi, sia per i costi economici della malattia, sia per le relative ricadute sociali, in termini di peggioramento della qualità di vita.
Parlare di salute delle nostre ossa significa inevitabilmente parlare anche di quale regime alimentare ne tuteli meglio l’efficienza nel tempo. Il dibattito scientifico ha messo in discussione uno dei punti fermi della prevenzione primaria basata sulla nutrizione, ossia il fatto che forti introiti di latticini riducano prima il rischio di indebolimento dell’osso (osteopenia) e, successivamente, il rischio di osteoporosi vera e propria.
A fondamento di questa nuova teoria vi è il fatto che forti consumi di latte, yogurt e formaggi siano tipici di diete fortemente iper-proteiche, le quali sono anche generatrici di acidosi metabolica – situazione cui l’organismo risponde mobilizzando il calcio dalle ossa, che vengono così indebolite. A ben vedere, non sono i latticini in sé a danneggiare le ossa, bensì la dieta complessiva in cui tali alimenti sono inseriti. Fra l’altro le diete iper-proteiche, sono caratterizzate anche da un basso consumo di frutta fresca, cibi che invece apportano nutrienti come il potassio o gli acidi organici deboli (malico, citrico, ossalico e altri ancora) che, tamponando l’acidità metabolica, riducono drasticamente la necessità di mobilizzare il calcio osseo.
D’altro canto, diete ricche in vegetali ma prive o povere in latticini hanno chiaramente mostrato di non essere in grado di preservare l’osso dal decadimento, questo per due motivi: il minor contenuto di calcio dei vegetali e la minor digeribilità di questo minerale contenuto nei vegetali rispetto a quello presente in latte e derivati (all’incirca 50 vs 80%).
Dall’indagine CREA-NUT “Cosa mangiano gli italiani”, emergono sia un’assunzione di calcio inferiore ai fabbisogni, sia il ruolo preponderante dei latticini nel definire l’introito di calcio. Ne deriva, quindi, la difficoltà di ridurre drasticamente il consumo di derivati del latte senza abbassare in modo inaccettabile l’introduzione di calcio. La medesima indagine evidenzia un basso introito di frutta che non è affatto salutare, non solo per quanto già visto relativamente alla salute dell’osso, ma anche per il ruolo protettivo della frutta, fonte di vitamine, minerali e molecole anti-infiammatorie.
L’osservazione combinata di queste informazioni conferma da un lato la necessità di un introito regolare di frutta fresca fra le 2 e le 3 porzioni al giorno, dall’altro il fatto che l’eliminazione dalla nostra dieta dei latticini aumenta il rischio di osteoporosi e che, pertanto, scelte vegane richiedono un’attenta valutazione non solo degli introiti di calcio, ma soprattutto della effettiva disponibilità di questo minerale.
Redatto da: Filippo Rossi
Ricercatore Scienze Dietetiche Applicate
Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali
Università Cattolica del Sacro Cuore