Sostenibilità ai tempi del Covid-19: può l’asporto essere green?

La pandemia da Covid-19, dal suo riconoscimento ufficiale a marzo 2020, ha innescato diversi cambiamenti sociali ed economici che hanno coinvolto anche il settore ristorativo.

Durante i lockdown imposti dai governi nei vari Paesi, le attività commerciali, e quindi anche i servizi di ristorazione, si sono visti costretti a chiudere.

A causa di questo blocco, molti ristoranti hanno diversificato la propria attività focalizzandosi sull’asporto e sulle consegne a domicilio tramite servizi di corriere per le grandi città e tramite mezzi propri per le attività nei comuni più limitati.

Secondo lo studio internazionale sull’aumento del consumo e di cibo e sulle quantità di rifiuti prodotti dalla pandemia COVID-19, condotto dalla Scuola europea di scienza e ricerca sulla sostenibilità (ESSSR) e dal Programma inter-universitario di ricerca sullo sviluppo sostenibile (IUSDRP), è emerso che alcune tipologie specifiche di rifiuti urbani sono visibilmente aumentati, esercitando un ulteriore pressione sulla gestione della pandemia.

Secondo una ricerca di mercato condotta da McKinsey and Company (2020), i clienti che hanno acquistato cibo take away sono aumentati del 15-29% negli Stati Uniti, in Italia e in Giappone, il 31% degli intervistati in Germania e il 19% nel Regno Unito ha dichiarato di preferire la consegna al ristorante o da asporto anziché lo shopping offline.

L’aumento dell’acquisto di cibo online ha implicato la crescita dell’utilizzo del packaging monouso e una quantità maggiore di imballaggi per garantire che l’igiene e il potenziale rischio di trasmissione del virus siano ridotti al minimo.

Per ridurre il potenziale rischio di trasmissione del virus, un numero crescente di fast food ha sospeso l’uso di contenitori riutilizzabili e alcuni Paesi hanno temporaneamente revocato il divieto dell’utilizzo dei sacchetti di plastica tant’è che, ad esempio, l’approvazione della “Bag Waste Reduction Law” nello Stato di New York, sarebbe dovuta entrare in vigorie il 1° marzo 2020, ma è stata “congelata” sino ad ottobre dello stesso anno.

Ad oggi, a più di un anno di distanza dalla prima ondata, siamo certi che tutti gli imballaggi, anche quelli compostabili, siano sicuri da un punto di vista igienico e che siano efficaci ed utili nella prospettiva di salvaguardia ambientale.

Esistono diverse soluzioni che i ristoratori possono adottare per impacchettare e spedire i propri prodotti, dalla plastica completamente riciclata fino a nuovi materiali interamente biodegradabili.

Le vaschette in PLA, ovvero in acido polilattico, per esempio, sono adatte all’asporto dei cibi freddi garantendone l’integrità fino al consumatore finale grazie alla loro resistenza e possono essere smaltiti in poche settimane come rifiuti organici.

Un’altra soluzione sono i contenitori di cellulosa, che sono adatti anche al riscaldamento in microonde o ancora contenitori in Mater-Bi, un materiale compostabile e biodegradabile proveniente dal Mais.

Anche il cartone è adatto al delivery di alcuni prodotti e, rispetto ad altre soluzioni green, permette, il trasporto di alimenti umidi e grassi, grazie ad uno strato impermeabile di carta politenata.

In occasione della Paper Week, una settimana dedicata al riciclo di carta e cartone, che va dal 12 al 18 Aprile 2021, McDonald’s ha stretto un accordo con il suo fornitore di imballaggi Seda International Packaging Group e Comieco, il consorzio per il riciclo degli imballaggi di carta e cartone, per adottare al 90% packaging sostenibile in tutti i suoi ristoranti italiani. L’obiettivo è quello di arrivare ad utilizzare il 100% di imballaggi sostenibili contribuendo inoltre a educare e sensibilizzare i propri clienti al concetto di sostenibilità (https://corporate.mcdonalds.com/corpmcd/our-purpose-and-impact/our-planet/packaging-and-waste.html).

In un mondo post Covid, in cui si prevede una continua crescita dell’e-commerce e della consegna a domicilio, è necessario dare importanza all’utilizzo dei materiali come premessa per una prospettiva carbon neutral, cercando di sfruttare al meglio tutte le nuove risorse ed anche consentendo di riciclare quelle già esistenti per un futuro di colore verde.

Redatto da: Anita Selva
Studentessa del Master universitario in Food & Beverage: gestione e sostenibilità dei servizi di ristorazione
Università Cattolica del Sacro Cuore