Spreco alimentare e salute: un paradosso da combattere partendo dalla scuola

Il tema della lotta allo spreco alimentare è di primaria importanza, come già anticipato nell’articolo di febbraio scorso (https://www.comemangio.it/sos-spreco-alimentare-la-risposta-dei-progetti-ricibiamo-e-rs360/). Ci sono fasi della filiera produttiva, luoghi e comportamenti su cui è necessario agire per ridurre lo spreco di cibo e la scuola deve essere uno di questi. Abbiamo chiamato in causa la dott.ssa Beatrice Biasini, che da anni si occupa di studiare la sostenibilità e lo spreco alimentare e che ha partecipato ad un progetto europeo volto ad analizzare gli sprechi di cibo nelle scuole primarie, per poter meglio definire azioni future anche in questo ambito.

 Lotta allo spreco: un onere condiviso

La lotta allo spreco alimentare costituisce un obiettivo di prim’ordine in tutto il mondo, come sancisce l’Obiettivo numero 12 dell’Agenda 2030 promossa dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). Secondo le stime indicate nel Food Waste Index Report dell’ONU (United Nations Environment Programme (2021). Food Waste Index Report 2021. Nairobi) nel 2019 sono state sprecate 931 milioni di tonnellate di cibo, di cui il 61% tra le mura domestiche e il 26% a livello dei servizi ristorativi. Rapportando questi dati alla produzione alimentare, si presume che circa il 17% di tutto il cibo prodotto venga sprecato, in primis in famiglia (11%), cui seguono i servizi di ristorazione (5%) e la distribuzione (2%).

La situazione in Italia

Se la fase pandemica si era accompagnata ad una riduzione dello spreco di cibo, il fenomeno torna ora a crescere, come documenta il rapporto “Il caso Italia” 2022 di Waste Watcher International (https://www.ipsos.com/it-it/giornata-nazionale-contro-spreco-alimentare-italia-torna-salire-spreco-cibo), promosso, tra gli altri, dall’Università di Bologna. Si stima uno spreco domestico annuale a livello nazionale di 1.866.000 tonnellate di cibo, il 15% in più rispetto all’indagine riferita al 2021, a cui si associa un costo economico che supera i 7 miliardi di euro. A far riflettere è il comportamento durante la spesa rispetto alla quale meno del 50% del campione dichiara di mettere in atto accortezze anti-spreco programmando l’acquisto di alimenti in base alla durata di conservazione dei prodotti.

Lo spreco alimentare a scuola

La scuola può certamente rappresentare un luogo importante da cui partire per ridurre lo spreco della filiera agroalimentare. Una sperimentazione (https://www.strength2food.eu/2019/02/28/evaluation-of-the-nutritional-impact-of-different-models-of-psfp-in-a-school-context/) condotta nelle mense delle scuole primarie del Comune di Parma prima della pandemia ha permesso di raccogliere e quantificare lo scarto alimentare generato dagli alunni. L’attività di ricerca è stata svolta dall’Università di Parma nell’ambito di Strength2Food (https://www.strength2food.eu/), progetto finanziato dal programma europeo di ricerca e innovazione Horizon 2020. Lo studio ha portato alla luce un quadro che non può essere ignorato: considerando le giornate di indagine, è stato servito un quantitativo di alimenti pari a 2100 kg di peso, di cui 540 kg sono stati sprecati, ossia il 26%. In particolare, gli alimenti maggiormente sprecati appartenevano alle categorie di frutta e verdura, con uno spreco complessivo rispettivamente del 30% e 37% circa in rapporto a quanto servito.

Spreco alimentare e obesità infantile: un paradosso inaccettabile

Lo spreco alimentare si scontra con la condizione di sovrappeso e obesità che colloca l’Italia tra i paesi a più alto eccesso di peso nei bambini di età scolare. Secondo l’indagine OKkio alla Salute (https://www.epicentro.iss.it/okkioallasalute/indagine-2019) in Italia i bambini in sovrappeso o obesi sono il 29,8%, benché negli ultimi anni si sia osservata una riduzione di bambini sovrappeso o obesi. Abitudini alimentari scorrette sono ancora particolarmente diffuse in quanto quasi un bambino su due coinvolti nell’indagine non consuma una colazione adeguata, un bambino su quattro non consuma regolarmente frutta e verdura e assume ogni giorno bevande zuccherate o gassate. Anche il consumo di legumi risulta essere insufficiente, con il 38% di bambini che ne consuma meno di una volta a settimana.

L’emergenza causata dalla pandemia cui è seguita la chiusura delle scuole ha messo in luce il ruolo cruciale della comunità scolastica in cui è coinvolta una moltitudine di attori accomunati dalla responsabilità di supportare un ambiente alimentare sano e sicuro che unitamente all’educazione alimentare e nutrizionale incentivi scelte e pratiche alimentari migliori. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Cruz, L. 2020. Legal Guide on school food and nutrition – Legislating for a healthy school food environment. FAO Legal Guide No. 2. Rome, FAO) vi è necessità urgente di sviluppare politiche che promuovano diete sane e sostenibili all’interno della comunità scolastica in cui la dimensione normativa, istituzionale ed educativa agiscano in sinergia.

Promuovere un cambiamento virtuoso, profondo e duraturo nelle abitudini delle persone costituisce una delle maggiori sfide. Coinvolgere i bambini per educare gli adulti di domani rappresenta un’azione decisamente efficace in questa direzione.

Redatto da: Margherita Dall’Asta
Ricercatrice in Nutrizione Umana
Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali
Università Cattolica del Sacro Cuore

Con il supporto scientifico della dott.ssa Beatrice Biasini
Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco
Università di Parma