Verso lo “zero hunger”: un possibile contributo dal progetto C3S
Nel 2015, 193 Paesi dell’ONU hanno formulato e sottoscritto un programma d’azione per lo Sviluppo sostenibile che ingloba 17 Obiettivi – Sustainable Development Goals, SDGs – a cui sono associati 169 target per uno Sviluppo Sostenibile, tutti racchiusi nella famosa Agenda 2030.
Questi traguardi rappresentano Obiettivi comuni su diverse questioni importanti per lo sviluppo, tra cui, la lotta alla povertà, il contrasto al cambiamento climatico, la riduzione delle disuguaglianze, il raggiungimento dell’uguaglianza di genere, l’eliminazione della fame, ma garantendo la sostenibilità – oltre alla disponibilità – del cibo prodotto.
È proprio su questi ultimi Obiettivi citati che ben si inserisce uno dei progetti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore volto alla “produzione di cibo appropriato: sufficiente, sicuro, sostenibile (C3S)”. Il progetto vede la partecipazione del Prof. Giuseppe Bertoni, professore emerito del Dipartimento di Scienze Animali, della Nutrizione e degli Alimenti -DiANA- e del Prof. Vincenzo Tabaglio, del Dipartimento di Scienze delle Produzioni Sostenibili – DI.PRO.VE.S.-, entrambi coordinatori del progetto, e di un gruppo di ricercatori che partecipano alle attività. Il progetto C3S ha come principali obiettivi la sostenibilità agro-ambientale, la sostenibilità economica e la sostenibilità sociale della produzione di alimenti nei Paesi a Basso Reddito, ma senza trascurare la sostenibilità nutrizionale (essenziale per ridurre la malnutrizione).
Intervistiamo Davide Reggi, dottorando del corso Agrisystem della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica, che partecipa al progetto cercando di creare un alimento nutrizionalmente adeguato -pur con le disponibilità locali- ad aiutare i bambini delle popolazioni coinvolte al fine di migliorarne lo stato nutrizionale.
Su cosa si basa il progetto di dottorato a cui stai lavorando?
L’idea progettuale, che nasce dalla collaborazione con il Dott. Andrèe Ndereyimana, Dottore di Ricerca in AgriSystem del XXIX ciclo e la Prof.ssa Giorgia Spigno, del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari per una filiera agro-alimentare Sostenibile – DiSTAS, si basa sulla riformulazione nutrizionale e tecnologica di un prodotto semplice e versatile come il biscotto. Questo al fine di creare una versione nutrizionalmente adeguata a rispondere alle esigenze nutrizionali della popolazione infantile africana, senza tralasciare gli aspetti legati alla gradevolezza del prodotto. I primi prototipi a base di farina di arachidi, uovo e olio di palma sono stati realizzati nel 2020. Attualmente, il progetto è in corso con la finalità di migliorare l’arricchimento proteico dei biscotti e sviluppare questi prodotti da prototipi a ricette complete, cercando di adattarle ai singoli Paesi a Basso Reddito a cui il progetto si rivolge.
Quale è la finalità ultima del progetto?
L’obiettivo finale è quello di sviluppare un “ready to use supplementary food (RUSF)”, ovvero un prodotto adatto ad essere di supporto all’alimentazione di bambini affetti da malnutrizione nei Paesi più poveri del pianeta, che sia al contempo un prodotto a basso costo e semplice da produrre. Attraverso la condivisione della ricetta alle singole comunità locali si potrebbero stimolare i singoli Paesi ad autoprodurlo mediante un coinvolgimento diretto a livello locale. In questo modo si avrebbe anche l’auspicato tentativo di coinvolgere direttamente e corresponsabilizzare i Paesi a Basso Reddito, evitando il modo assistenzialistico con cui vengono spesso aiutati (causa di scarsa efficacia di tali aiuti).
Quali azioni concrete ad oggi sono state fatte e con quali risultati?
Nell’ultimo anno si è proceduto al miglioramento dei primi prototipi, preparandone, secondo il costo delle materie prime nei singoli paesi, uno più adatto all’utilizzo in Burundi o alla Repubblica Democratica del Congo, entrambi con l’aggiunta – oltre l’arachide – di farina di fagiolo dell’occhio e soia, per aumentare il tenore proteico. Le valutazioni sono state fatte anche analizzando le abitudini alimentari tipiche nei villaggi seguiti dal Progetto C3S nei rispettivi paesi, per comprendere meglio come inserire questi prodotti all’interno della normale dieta giornaliera dei bambini. Per valutare la deperibilità del prodotto è stato condotto un test sulla shelf-life, essenziale per avere un prodotto conservabile a lungo nelle condizioni semplici e spartane tipiche dei villaggi.
Quali sono le prospettive future del progetto?
La possibile introduzione di questi prodotti nei Paesi sopracitati implica la necessità di comprendere il potenziale ruolo positivo in termini di accettabilità del prodotto e di potenziale impatto positivo sulla salute dei bambini; ciò è peraltro compito del progetto di ricerca che, in tal modo, diventerebbe un aiuto concreto per ridurre l’enorme problema della fame e malnutrizione nel mondo. Grazie al supporto del Dott. Ndereyimana, nei prossimi mesi un gruppo di ricercatori si impegnerà a studiare, in loco, se il consumo dei biscotti possa apportare miglioramenti sullo stato nutrizionale dei bambini.
Redatto da: Margherita Dall’Asta
Ricercatrice in Nutrizione Umana
Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali
Università Cattolica del Sacro Cuore